magazine web di poesia e narrativa PENNE ARMATE N°3 - Generazione Vincente
Danilo Giannelli - Racconti ed altri guai
romanzi e racconti di Danilo Giannelli liberamente scaricabili
venerdì 1 dicembre 2017
domenica 1 ottobre 2017
La prima parte del mio racconto "Generazione Vincente" in PENNE ARMATE N°2 magazine web di poesia e narrativa PENNE ARMATE N°2 - Generazione Vincente
martedì 5 aprile 2016
Gli Uomini Morti - fine serie
Con "Nessuno si farà male" termina la serie Gli Uomini Morti.
Ricapitolando:
01 Analitici Primi e Secondi
02 Dopo la morte e dopo la vita
03 Premesse al fatto di sangue
04 Chi è senza peccato spari agli sbirri
05 Nessuno si farà male
Potete leggerli nei post precedenti o scaricarli dai vari link.
Vivi o Morti che siate penso vi farà piacere una anticipazione della prossima ed ultima serie che dovrebbe e dico dovrebbe chiamarsi Santino's records of demon hunting con cui diremo addio ai mostri, ai criminali ed alle tonnellate di cadaveri con cui Santino e Bast condiscono la loro storia d'amore.
Ricapitolando:
01 Analitici Primi e Secondi
02 Dopo la morte e dopo la vita
03 Premesse al fatto di sangue
04 Chi è senza peccato spari agli sbirri
05 Nessuno si farà male
Potete leggerli nei post precedenti o scaricarli dai vari link.
Vivi o Morti che siate penso vi farà piacere una anticipazione della prossima ed ultima serie che dovrebbe e dico dovrebbe chiamarsi Santino's records of demon hunting con cui diremo addio ai mostri, ai criminali ed alle tonnellate di cadaveri con cui Santino e Bast condiscono la loro storia d'amore.
Gli uomini morti 5 di 5 - Nessuno si farà male
Nessuno
si farà male
"Sono
sempre stata sboccata." - Bast
La strada serpeggiava in
curve strette strette e schiacciate fra loro, sembrava un intestino e
quindi intestineggiare doveva diventare una parola vera da
usare. E brutta sorte augurò agli intestini di coloro che l'avevano
tracciata aggirando cosa? Ogni sasso, ogni formica? Non riusciva
davvero a capirlo. Eppure quella via era tanto vecchia da dover
ispirare rispetto, far pensare a cose antiche e maestose e
misteriose. Ma lei l'aveva percorsa troppe volte e sinceramente
quella storia del mistero non aveva mai portato nulla di buono. Non
si azzardava comunque a deviare e tirava dritto, seguendo il percorso
senza mettere nemmeno la punta del piede fra la terra brulla e la
poca gramigna che cresceva fra un giro e l'altro. Sempre per quella
questione del mistero: non si sa mai.
Niente però la
obbligava a tenere quel velo lungo che la stava facendo morire di
caldo, la giornata bellissima di un cielo azzurro, sole alto, nemmeno
l'ombra di una nuvola e soffi di vento intermittenti così tenui da
non notarli. Se lo tolse, ne fece un fagotto e se lo mise
sottobraccio. Andare a piedi costava fatica dopotutto e sulla via era
vietato spostarsi in altri modi se non a dorso di mulo, asino,
cavallo. Ma dove lo trovava un cavallo al giorno d'oggi? Fino a
qualche tempo prima ce ne sarebbero stati molti a disposizione e
magari qualche famiglia di contadini ne teneva uno apposta per lei e
non si faceva domande quando spariva per poi tornare da sé dopo
qualche giorno. Ancor più indietro ne avrebbe avuti di suoi, a
centinaia, a migliaia come i suoi servitori, sacerdoti e sacerdotesse
a loro volta con altri servitori, templi, botteghe, forge, stalle,
campi, fiumi, città e persino un paio di stelle. Aveva avuto tutto
questo, non che se fosse mai curata, ma oggi come oggi gli avrebbe
fatto comodo per muoversi nel mondo. Per non parlare della magra
figura che aveva fatto tentando di rimettere un morto o due al loro
posto e cadendo come una sibilla di primo pelo nel trabocchetto di un
vecchiaccio maledetto.
Bast doveva ammetterlo
con se stessa: aveva perso la mano. Quello invece se ne stava sempre
in agguato pronto a fregare chiunque ed in qualunque momento.
Stava per arrivare alla
sua deviazione. Ogni tanto se ne apriva una e sperò che almeno
imboccare quella giusta gli riuscisse ancora. Non l'aveva mai detto a
nessuno, ma una volta aveva sbagliato ed era rimasta bloccata quasi
cinquant'anni in una valle dove i fiumi scorrevano dalla foce alla
sorgente e gli abitanti erano perennemente in guerra con delle
sagome bianche che venivano da un bosco di alberi rossi e di fiori
parlanti. Niente di eccezionale, ma quel posto era un labirinto.
Avevano forse notato la sua assenza? Macché, non l'aveva cercata
nessuno.
Le cose erano in rovina
esattamente come le aveva lasciate. Aggiungendo che la via tendeva a
contrarsi od allargarsi per contro proprio... ma con chi si stava
giustificando? Comunque era piuttosto sicura di quale fosse la sua
deviazione. Nessuna conferma finché non l'avesse imboccata ed
ovviamente il mondo alle sue spalle cambiato e richiuso.
"Per tutti i cieli
e vaffanculo." disse procedendo.
mercoledì 24 luglio 2013
Qualcuno da perdonare
In attesa dell'ultimo racconto dedicato a Cialledda e della nuova serie che seguirà, una storia breve in cui una volta tanto i poveri cristi sono gli sbirri.
Qualcuno da
perdonare
1:
Nessuno era mai entrato prima in casa del vecchio,
non che ci fosse granché da vedere, ma l’appuntato Valente aveva
una passione per le perquisizioni e raramente gliene capitava
l’occasione.
Che avesse un brutto carattere, litigasse con quei
pochi con cui giocava a carte e fosse razzista lo sapeva tutto il
paese. Non passava giorno che non lo si sentisse bestemmiare
all’indirizzo di neri, rumeni, musulmani e cinesi. Rumeni neri,
mezzi cinesi e musulmani. Magari pure marziani. Ma si era sempre
limitato alle parole, riscaldato dal vino e represso dal fatto che in
paese non ci fosse un solo forestiero. Una volta ci era passato un
ragazzo cinese con un carrello di merce varia, ma aveva sbagliato
fermata del treno. Spuntando vecchie foto macchiate e ingiallite, si
scoprì che era ebreo.
Per l’esattezza l’appuntato Valente aveva
considerato, guardandone una:
"Ah, un rabdomante..." ed aveva passato
la fotografia al maresciallo Carenza.
"Semmai un rabbino."
"Comunque è israeliano."
"È ebreo... - con pazienza Carenza - ...di
religione ebraica... da quand’è che stiamo a Gerusalemme?"
Valente davvero non riusciva a capire dove Carenza
volesse arrivare e che bisogno ci fosse di mettersi a puntualizzare.
Carenza lasciò perdere, anche perché era meglio non confondere
l’appuntato e lasciargli fare il suo lavoro. Del resto, interrogato
a proposito, per Valente una sinagoga risultò essere un intingolo
piemontese tipico.
"Bagna cauda..." con tatto, Carenza
"Bleh! Non la mangio certa roba."
Perché insisti? Si chiese Carenza. Torniamo alla
questione principale.
martedì 11 giugno 2013
Gli uomini morti 4 di 5 - Chi è senza peccato spari agli sbirri
continuiamo con Cialledda, Maier ed un sacco di altra brutta gente
Parte Prima
Gennaio
L'istinto consigliava di fargli una carezza sulla testa,
dargli un bacio sulla fronte, dirgli che era stato bravo e che poteva
andare pure a casa. Questo con il giudice. Con il cancelliere,
entrambi gli uomini che li stavano aspettando, si domandarono se non
fosse il caso di frugarsi nelle tasche per vedere se gli riusciva di
trovare una caramella. Ma non era una questione di età, era qualcosa
nel colorito che dava sui nervi e se gli fosse stato dato di
conoscere l'uno i pensieri dell'altro, forse avrebbero potuto trovare
sollievo. Ma si erano parlati poco, avrebbero continuato a farlo
ancora meno. Giudice e cancelliere erano di una educazione
insopportabile, il primo in particolare aveva salutato, si era
presentato tendendo la mano e si era rivolto ai due interlocutori
come se si trovasse di fronte a due persone rispettabili. Eppure loro
erano stati abbastanza chiari sull'essere degli assassini, criminali
abituali, anche se più che abitudine, protocollo era il termine più
adatto.
Il luogo aveva la sua importanza, dato che si doveva, in
teoria, mettere agli atti, rileggere, confermare, firmare,
controfirmare, in data addì, visto il, presenti i. Un interrogatorio
in carcere in piena regola, anche se con qualche distinguo dato che
era per la sicurezza del giudice che si svolgeva lì dentro o meglio
per dargli una idea di sicurezza che di più non si poteva fare. Ma
non erano stati a spiegarglielo, per quanto lo riguardava loro erano
gli unici due testimoni disponibili a parlare di un casino che più
casino non si poteva e nella fattispecie un individuo che pareva
piuttosto stanco e più immediatamente privo di un orecchio,
accompagnato da un altro con un espressione immutabile fra il
divertito ed il disgustato e che metteva a disagio, bisognava
ammetterlo. Metteva a disagio.
"Sono pronto." disse il cancelliere. Che cosa
avesse dovuto fare prima di esserlo, tutti se lo domandarono, nessuno
lo chiese. Videro sparire un timbro che non avevano visto apparire in
precedenza.
C'erano un grande neon acceso e anche una finestra, con
le inferriate, da cui entrava un poco di sole e volendo, la si poteva
aprire per far circolare l'aria. Suoni dal carcere e dalla città che
aveva attorno al carcere. Ma soprattutto gran rumore di uccelli, non
erano cinguettii di passeri, non erano di piccola taglia questo era
certo. Primavera anticipata? Pensò il giudice. Macché!
Ma non era lì per discutere del clima:
"Allora signori... - cominciò - ...cos'è
successo?"
Fu l'uomo sempre con la stessa faccia a rispondere:
"Non sente? Fuori, le gazze? Stanno ridendo
ancora...."
lunedì 23 luglio 2012
Gli uomini morti 3 di 5 - Premesse al fatto di sangue
3
gennaio
“Li
vuoi vedere un po' di morti?”
“Perché
mi stai dando fastidio?”
“Prima
vieni prima ce li carichiamo.”
Le
quattro del mattino, orario confermato dal cellulare e dal messaggio
con l'indirizzo.
Le
quattro precise precise.
Maier
si vestì con calma anzitutto perché i morti in questione, chiunque
fossero, non sarebbero andati da nessuna parte e poi perché
Colaspina, al telefono, aveva una fretta di tornarsene a casa che non
doveva essere confortata dall'aver messo in croce qualcun altro. Era
sveglio, Maier doveva ammetterlo con se stesso, ma ciò non cambiava
la mediocre aspirazione di Colaspina, tornarsene nel proprio letto, a
far finta che dormendo il mondo scompaia. Avrebbe dovuto esserci un
orario di ufficio in cui, uno come Maier, fosse costretto ad
affrontare la voce del mal comune, del mezzo gaudio sofisticato,
della rivalsa tutta intera. Aveva detto a Colaspina che non voleva
essere scocciato e quello lo aveva fatto comunque per puro gusto di
rompergli le palle - cosa che aveva previsto - e sperando che, colto
di sorpresa, dopo tanti anni, Maier si mettesse a congetturare, a
temere l'imprevisto. Sarebbe rimasto deluso.
Maier
prese alla fine il cappotto e senza farsi domande, senza mettersi a
filare inferenze poco digeribili, uscì dal suo appartamento.
Una
rete rotta è rotta. Ricucita quanto si voglia, il buco successivo
sarà più grande.
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